segunda-feira, 28 de maio de 2012

foto dei giorni di evangelizzazione....

Questo é il gruppo dei missionari che sono arrivati in Utinga dopo la visita agli accampamenti e assentamenti della zona rurale della parrocchia. Erano presenti anche due novizie che stanno facendo lo stage nelle nostre parrocchie, Ester delle suore vincentine, in Wagner e Irina delle suore di Cristo Re in Nova Redenção.
 Questi due momenti del primo giorno, quando siamo arrivati e ci siamo confrontati partendo dal tsto di Esodo 18, sulla necessitá de decentralizzare il potere e di creare sempre piú delle comunitá ministeriali, dove tutti devono e possono prendersi delle responsbilitá, perché como dice Paolo nella 1ª ai Corinti:“Ci sono diversitá di doni, ma Dio agisce in tutti e con tutti...”
 Il parroco, padre Fernando e Alex, marito di Laura e papá di Matteo e Benedetta che ha partecipato ai due giorni andando anche lui in una comunitá.

domingo, 27 de maio de 2012

giorni di evangelizzazione em Utinga...

23-24 de maio 2012

Ci siamo trovati alle nove nel salone parrocchiale di Utinga, per cominciare i due giorni di evangelizzazione negli accampamenti e negli assentamenti della parrocchia dove lavora padre Fernando Immovilli; il gruppo di missionari era formato da varie persone venute dalle diverse parrocchie dello zonale 1, del quale Utinga fa parte (quando si parla de zonale é come parlare dei nostri vicariati), laici, suore e preti. All’arrivo, padre Fernando ci ha accolti con um buon caffé, pane e companatico, il ché é stato ben gradito da tutti; poi ci siamo seduti per un momento di preghiera e per vedere che tipo di lavoro bisognava fare in quel giorno e mezzo. Ir.Teresinha ci ha guidati nella riflessione con il testo di Exodo 18, dove Mosé, sulla proposta de Ietro, divide gli incarichi di responsabilitá con altre persone. Il decentrare il potere aiuta a vedere come tutti possono essere protagonisti della comunitá e devono assumersi l’onere di fare camminare chi fa parte della comunitá stessa. Il podere di decidere nelle mani di pochi diventa, poco a poco, monarchia o dittatura. La libertá acquisita dal popolo ebraico, dopo l’uscita dall’Egitto, non garantisce la capacitá di vivere con resposabilitá; bisogna che la libertá e il podere gestirsi sia caratterizzato da un organizzazione che aiuti tutti a essere responsabili del cammino di ognuno. Padre Fernando poi ci ha illustrato la realtá dei vari luoghi dove saremmo andati a lavorare, visitando le famiglie e facendo um momento comunitario per cogliere le cose belle che stanno avvenendo e le difficoltá che si stanno attraversando. Le comunitá erano prevalentemente piccole, e quindi possibile avere un contatto quasi personale con che stá vivendo in quella situazione. Io, com ir.Helia e Simone siamo andati in um accampamento che si chiama Pé de Serra, dove vivono 10 famiglie giá da 10 anni; nell’andare lá, abbiamo incontrato sulla strada una mamma con il figlio handicappato che stava tornando a casa dopo alcuni giorni passati nella cittá; ci siamo fermati e abbiamo dato un passaggio ai due che ci hanno aiutato ad arrivare all’accampamento senza sbagliare strada. Arrivati lá, questa donna ci ha accompagnato al suo orto che é ben distante dalle case ed é stato necessario un buon equilibrio, visto che da poco era piovuto e la discesa era ben ripida. Quando siamo arrivati abbiamo potuto godere della bellezza del posto, vicino al fiume e ben coltivato...sembrava un piccolo paradiso terrestre, con ogni tipo di verdura, con piccolo allevamento di pesci e un buon pezzo de terra coltivato a granturco. Lí vicino passa il fiume e loro hanno un pompa per tirare sú l’acqua che serve per irrigare. Veramente un bel posto, ma anche pericoloso, perché con la pioggia il terreno era ben scivoloso, tanto che io arrivando vicino al somaro che caricava acqua per la casa, ci sono quasi finito sotto, dando cosí motivo a tutti di dare una grande risata....mas niente in tutto. Tornati alle case abbiamo incontrato tutte le persone che stanno abitando nell’accampamento, case di terra, ben povere e precarie, mas che sono il luogo della speranza di questa gente che sta lottando giá da 10 anni; una cosa che mi ha sorpreso é stato il grande numero di giovani che stanno abitando lá con i suoi genitori e che sembra abbiam=no intenzione de rimanere sulla terra. Questo é con certezza un altro motivo de speranza e di un futuro che non finisce. Si é parlato di molte cose, dalla politica sulla Riforma Agraria che sembra un poco ferma, dalla vita de comunitá cristiana, dalla minarazione e dai rischi di inquinamento che questo comporta...il tempo é passato rapido e abbiamo dovuto rientrare in Utinga perché non c’era la possibilitá di rimanere lí.
Il giorno dopo abbiamo messo in comunne quello che avevamo vissuto il giorno precedente nella visita alle comunitá ed é emerso la bellezza del visitare e il percepire la bellezza del sentirsi visitati. L’ascoltare la gente é sempre una ricchezza che non paga, l’entrare nella vita delle famiglie aiuta a capire quanto sia necessario dare tempo per sedersi e stupirsi dell’incontro con l’altro. In questi momenti mi rendo sempe piú conto di quanto tempo si perde a fare cose stupide o di poco conto...
Tutti, nel raccontare le visite fatte, hanno sottolineato la necessitá di continuare a fare questi momenti di evangelizzazione e di incontro con le comunitá piú carenti. Ci siamo lasciati facendo una foto di gruppo che colloco in questo articolo, insieme con alcune foto dell’incontro del primo giorno. Un abbraccio a tutti...

sexta-feira, 18 de maio de 2012

Incontro italiani in Ipirá, 18 di maggio 2012

Ci siamo incontrati in Ipirá per motivi logistici, perché la sera prima, pe.Marco e pe.Luis sono stati in Salvador per partecipare a una delle serate del triduo in preparazione alla commemorazione della morte di padre Luis Lidner assasinato 10 anni fá davanti alla porta di casa; é stata una opportunitá di incontrare anche pe.Lucas e pe.Paolo di Firenze, un padre comboniano del Ceará e anche Soave che era giá li dal giorno prima. C’é stato il tempo per visitare la Casa do Sol e de vedere alcuni dei giovani che stanno lavorando e accompagnando il progetto, insiema com Pina, spalla di pe.Luis fin dall’inizio della Casa do Sol. Come argomenti all’ordine del giorno c’erano il rientro di pe.Marco e come ha visto la realtá italiana e della chiesa Reggiano-Guastallese, il nuovo libro de pe.Paolo e le domande che pe.Gabriel ha inviato in vista del Convegno Missionario che si terrá in Reggio Emilia a fine maggio e che parteciparanno anche pe.Riccardo e ir.Cristina. Pe.Marco ci ha detto delle difficoltá economiche che ancora preoccupano il popolo italiano e le prospetive che no sembrano delle piú belle; pe.Paolo ci ha detto che il libro che ha scitto é frutto delle sue lezioni alla facoltá teologica di Feira de Santana sulla filosofia delle religioni, quindi una esposizione di alcune teorie de filosofi che stanno riflettendo sulla religione e quele il suo futuro; poi ci siamo impegnati a dare alcune risposte alle domande um poco coplicate di padre Gabriel. Mettiamo in seguito quello che é emerso e anche le domande per sapere orientarsi meglio.

Domande:
1)  Quale presenza di responsabilità dei cristiani nelle Comunità – Chiesa, come viene vissuto il Sacerdozio comune nella liturgia, nella comunità, nel servizio, nella testimonianza e anche nell’annuncio?
2) Quali doni e luci potete offrire al cammino della nostra Chiesa di Reggio Emilia – Guastalla perché le parrocchie siano “Chiesa missionaria” ? Come integrare l’esperienza missionaria ad gentes, nel cammino pastorale della nostra Diocesi? Quale ruolo e contributo possibile dei fidei donum rientrati?
3) Che passi di preghiera, riflessione e prassi suggerite ai Consigli Pastorali Parrocchiali affinché progettino una pastorale che aiuti ogni cristiano a sentirsi e vivere la missionarietà del proprio Battesimo?

1)    Per dire qualcosa sulla responsabilità dei cristiani nella comunità, bisogna partire da che tipo di chiesa si stá cercando di vivere qui em Ruy Barbosa, che in concreto vuole dire una chiesa di CEBs (Comunidades Ecclesiais de Base), piccole comunità che si incontrano intorno alla Parola de Dio, che agiscono nella vita sociale, che celebrano la vita nelle situazioni dove vivono, che si organizzano per la catechesi e per i sacramenti…riassumendo, che si responsabilizzano e che camminano con i propri doni e i propri limiti; quindi riconoscere come la responsabilità dei cristiani è necessaria perché le comunità possano vivere e camminare nella fede. Questo è chiaro che non sempre avviene, il ché vuol dire che ci sono molte comunità che non riescono a fare tutto questo, e quindi si ritrovano quando il prete o le suore vanno a visitare e a celebrare, ma il cammino è in questa direzione. Per quanto riguarda il sacerdozio comune, e come noi preti esercitiamo questo, ci sembra de poter dire che la nostra presenza a livello liturgico è legata alla celebrazione e alla visita delle famiglie, celebrando come comunità, dove il prete si pone a servizio, rispettando la comunità, che vuol dire, non imporre le cose, aiutare a capire sempre di più il senso dell’eucaristia, come centro della comunità, aiutare a comprendere il senso della unità e della partilha, stimolare a una coerenza di vita e di carità; il sacerdote non è quello che risolve tutti i problemi, ma è quello che, sedendosi insieme alla comunità, affronta le cose e cerca di capire come insieme si possono risolvere. Questo è uno sforzo grande, perché spesso sarebbe molto più pratico fare da solo…
Ci sembra che l’altro aspetto importante della nostra presenza è quello nell’ambito formativo, cioè dare spazio sempre di piú alla formazione dei laici e delle comunità e in questo si sta’ spendendo tempo e energie; se si vuole che le persone si assumano responsabilità, bisogna formarle, dando strumenti nelle loro mani per potere esercitare la propria lideranza nella comunità; questo deve avvenire in tutti gli abiti, non solo in ambito ecclesiale, ma anche a livello sociale, politico economico. Nell’ambito del servizio e della testimonianza, crediamo che sia fondamentale l’essere presente nelle situazioni, e in modo particolare nelle situazioni dove le persone soffrono e sono nella necessità, e qui non manca certamente il materiale.
2)            Ci sembra di potere dire che il primo contributo che possiamo dare è quello di aiutarci a decentralizzare la figura del prete, come colui che dirige e direziona tutto, per entrare sempre di piú in una logica dove è il congiunto della comunità che organizza e se responsabilizza per il bene della comunità stessa. Se si crede in una chiesa sempre più ministeriale, bisogna credere che i ministeri possano esercitare la propria funzione, nella libertà e nella sua originalità senza essere pressati o non valorizzati. Mi è piaciuta l’idea del Rettore del Seminario, don Gabriele, che nella “Libertà” dice:“ La mia impressione è che le comunità siano ancora troppo clericali e clerico-centrate, ancora poco strutturate come luoghi di effettiva corresponsabilità e comunione, con tanta difficoltà riguardo i ministeri; ancora troppi scontri, lamentele, carenze nei rapporti tra i preti e gli sposi. La parrocchia è effettivamente famiglia di famiglie? E come mai, per qualcuno, l’aumento del numero dei diaconi è sentito più come una minaccia che come una gioia?
Per quanto riguarda “ruolo e contributo” dei rientrati, pensiamo che bisogna fare una riflessione piú ampia, vogliamo dire, che bisognerebbe riconoscere che la missione è una ricchezza inestimabile per la nostra chiesa, e per questo, valorizzare il tipo di esperienza che i missionari fanno per arricchire la chiesa locale. Ci sembra che l’esperienza missionaria dei sacerdoti sia concepita piú come esperienza personale che non di chiesa; è un tempo che il prete passa, ma poi bisogna entrare nelle problematiche e nelle situazioni della chiesa diocesana che ti ha mandato e quello che hai vissuto sparisce,  diventa solo un ricordo, mas che non incide nella chiesa locale…peggio ainda quando si vive de saudade… Quindi per noi, è fondamentale che si possano pensare esperienze simili a quelle che si vivono in missione, sfruttando il modo specifico del come si lavorava in missione, magari pensando di fare lavorare alcuni preti missionari in aree della diocesi per aprire nuove strade o piste di azione…ci chiediamo sempre di piú se a livello di clero diocesano reggiano-guastallese si crede ancora nella missione, vedendo quanto è complicato trovare persone e preti che si disponibilizzano per andare…sembra quasi um problema trovare persone, questo puó dirci qualcosa di importante!!! Ci sembrerebbe importante anche che i missionari rientrati potessero avere spazi nell’ambito della formazione in seminario (è chiaro che non tutti possono fare questo, ma per esempio chi ha insegnato anni nel seminario di Feira potrebbe fare questo…), per aprire um poco mais orizzonti e idee…si è sempre detto di fare degli scambi nel tempo del servizio diaconale, mas per adesso sono solo idee, buone mas non realizzate. Nel prossimo anno ci sará una grande partecipazione per la JMJ, e con certezza arriveranno anche dei seminaristi e preti, che è molto buono,  mas questa è una logica che non funziona, il grande evento non aiuta, anzi, a volte atrapalha, per quello che è una realtà diferente.
 
3)    Non vorremmo sembrare banali e semplicisti, mas sarebbe buono che, al di lá del mese missionario, ci fosse mensilmente nelle comunità una attenzione alle missioni, che potrebbe essere una piccola preghiera dopo la comunione, che ricorda i missionari, i luoghi di missione, e pensare di potere dare un tempo anche ai vari gruppi che si trovano nelle parrocchie; la missione non è un assunto del gruppo missionario, che adesso non stanno funzionando, mas è l’ansia della chiesa, che non puó non essere missionaria, rischio il non essere chiesa…
Bisogna fare proposte concrete e personali alle persone e alle parrocchie, in modo particolare quelle che sono legate per vari motivi ai missionari e ai laici che stanno lavorando adesso qui; non funziona dire nella messa che sarebbe bene que qualche persona o qualche giovane, possano rendersi disponibili per fare una esperienza o per dare un poco di tempo per questo progetto; bisogna chiedere direttamente al singolo, specificando quello che ti viene proposto. L’annuncio in chiesa del tipo:“abbiamo bisogno di volontari…” è passato, o per lo meno non incide piú, crediamo che sia necessario dire:“ho bisogno di te..” per entrare in un dialogo piú specifico e personale. Questo vale per chi vuole fare una esperienza missionaria, ma vale anche per sentirsi missionari in diocesi de Reggio Emilia-Guastalla.
   

segunda-feira, 7 de maio de 2012

Carta de Maio 2012


Ruy Barbosa, 07 de maio 2012.



Ciao a tutti,

il tempo de pasqua ci aiuta ad assumerci la responabilitá de essere persone que annunciano la vita e la esperança della risurrezione, fondamento della nostra fede e motivo per riconoscere que la morte non puó essere l’ultima parola, mas que anche la morte é segnale de um passoggio alla vita piena em Cristo. Qui gli ultimi avvenimanti ci richiamano a confermare questo aspetto della nostra fede; la morte repentina de padre Luigi Plebani, i dieci anni della morte de padre Luis Lidner em Salvador, ucciso sulla porta della Casa del Sole, progetto che aveva cominciato per i ragazzi de strada, sono momenti che costringono a riflettere e a dare delle risposte concrete e nella fede. La pasqua perció ci viene in aiuto per illuminare gli spazi bui che ci sono attorno a noi, a dare colore agli squallori delle realtá che spesso ci sono vicine. La pasqua ci dá anche speranza per la situazione della siccitá che sta involvendo tutta la nostra regione, speranza che é bem presente nella vita della gente, una speranza que a volte disarma, cioé, ti fa riconoscere come nella semplicitá le persone vivono de fede, em quel “se Deus quiser...” nel quale collocano tutta la loro vita.  

Da tempo é giá stato dichiarato  lo stato de calamitá in piú de 250 comuni della Chapada Diamantina e lo Stato sta distribuindo sementi e alimenti nella famiglie, ceste basiche e acqua. Dá próprio tristezza vedere i campi secchi, le pozze de acqua asciutte e altre che ancora hanno um poco de acqua, si stanno seccando; oggi, parlando con um Giovane che lavora per la Caritas nella costruzione delle cisterne,  mi ha detto che in certi posti non si riesce a costruire perché la gente, essendo lontana dal fiume, non puó permettersi di comprare l’acqua per fare il cemento; e se hanno denaro comprano acqua per bere, loro e il poco bestiame che sono riusciti a salvare. le 
previsioni non sono buone e se prospetta uma annata difficile e senza molte prospettive.

Nella metá di marzo, abbiamo avuto la visita de don Romano, che si é fermato 15 giorni con noi, visitando le due camunitá dei fratelli e delle sorelle, e facendo molti kilometri con noi, visitando comunitá e celebrando nella campagna. Prima di partire abbiamo avuto il tempo de fermarsi con lui alla Casa della Caritá e guardare come sta andando il cammino e cercando de vedere le prospettive future. Ringraziamo il Signore di questo tempo e speriamo que la Casa della Caritá possa sempre de piú diventare um luogo importante per la Chiesa de Ruy Barbosa. Questo lo speriamo anche per la presenza de padre Carlos, nuovo parroco della parrocchia, que com certezza ci aiuterá a diffondere la spiritualitá della casa e coinvolgerá i parrocchiani a partecipare della vita della casa; adesso ha cominciato a venire a pranzo il lunedí per parlare um poco e perché c’é la presenza anche dei Fratelli. Speriamo che continui...  
In Wagner é arrivata una novizia delle suore di S.Vincenzo che fará uno stage de 3 mesi, si chiama Ester ed é del Pará, stato del sud del Brasile, molto differente dalla Bahia, sia a livello di sviluppo che a livello religioso; di fatto la prima impressione de Ester é stata um poco di smarrimento, mas sta si acostumando e prendendo le misure. 
Dopo pasqua abbiamo fatto 3 giorni de missione in um povoado de Lajedinho che si chiama Arrecife, visitando le famiglie e facendo alcuni incontri com gli sposi, la comunitá e i giovani; si é visitato anche la scuola e l’asilo, per entrare nell’ambito della educazione, molto carente dalle nostre parte; lo scopo della missione é quello di entrare in tutte la case e visitare tutte le famiglie, e nello steso tempo cercare de svegliare il torpore religioso che spesso sta dentro ai nostri buoni cattolici. Se tenta anche di creare nuove lideranze, proporre impegni di servizio all’interno della comunitá e incentivare la partecipazione alla vita della comunitá. 
 Sono stati 3 giorni belli e di molta accoglienza; la gente stava aspettando la visita dei missionari, e questo dice come la comunitá aveva avvisato e preparato questo momento. C’é stata anche la visita agli ammalati e agli anziani della comunitá, che hanno gradito e ringraziato. la missione si é conclusa com la messa animata dal gruppo dei giovani della comunitá, che hanno preparato i canti, hanno drammatizzato il vangelo e si sono resi disponibili per continuare a partecipare. la comunitá dal canto suo, ha detto ai missionari, ai padri e alle suore de rendersi piú presenti e di programmare altri momenti di questo tipo. Di fatto, in quest’anno saranno fatte altre due missioni in altre comunitá, sempre per aiutare i cristiani a fortificare il loro impegno di essere dei testimoni credibili del vangelo.
Ho avuto anche il piacere di ricevere la visita de mio fratello Paolo e di sua moglie Silvana, sono stati giorni belli trascorsi insieme e di scambio di idee, sul come sta andando in Itália e come sta andando il Brasile; ci siamo anche dati il tempo per visitare alcuni posti caratteristici della Chapada Diamantina e gustare dei cibi e delle bevande tipiche.
Um abraço a todos/as, que o ressuscitado possa alegrar a vida de cada um, e que a esperança da vida plena ajude a enfrentar com mais garra as dificuldade da vida cotidiana. Jesus envia também os apóstolos ao mundo afora, então porque cada um de nós, possa se sentir enviado pelo mundo a testemunhar, com a vida e a palavra, a nossa fé em Cristo morto e ressuscitado a vida nova. Boa semana e um bom mês de maio a Pietravolta...pe Luis 

E per gli Interisti e Milanisti.....FORZA JUVE!!!!! 
 

quarta-feira, 2 de maio de 2012

Ordinazione di Giorlando...


Domenca 29 de aprile, festa del Buon Pastore, e festa nella diocesi di Ruy Barbosa, per l’ordinazione diaconale di un giovane della cittá, Giorlando Barbosa, che diventerá sacerdote di questa diocesi, a Dio piacendo, alla fine di quest’anno. La giornata é cominciata al CTL, dove la gente si é radunata per iniziare la camminata che ci ha portati alla Cattedrale; durante il percorso, si é cantato, si é ringraziato il Signore, si é sudato per il caldo e il sole che giá alle 9,30 picchiava sulle teste dei partecipanti; mas tutti erano felici, tutti tiravano foto e l’allegria era bem maggiore della calura e della fatica. Molta la gente arrivata dalle altre parrocchie, dove Giorlando aveva prestato servizio negli anni di seminario, e anche da parrocchie dove era solo passato per incontri o per le missioni diocesane. Si arriva alla Cattedrale verso le 10, con Padre Edivaldo che, nonostante i suoi anni, animava e guidava la camminata; momento di sosta per gli ultimi preparativi e per la sistemazione all’interno e dopo un breve introduzione del parroco padre Carlos, si inzia la celebrazione; molto bem preparata e bem organizzata. Si percepiva la tensione in Giorlando, soprattutto al momento delle Litanie dei Santi, quando, prostratosi sul tappeto ha cominciato a sudare um poco...e al momento del rialzarsi era ben bagnato...l’abbraccio con i preti del presbiterio é stato un’altro momento emozionante e nello stesso tempo bem marcante e significativo. Alla fine della messa diversi si sono approssimati al microfono per dare la loro testimonianza e diverse parrocchie hanno fatto danze e rappresentazioni come momento di ringraziamento. Per finire, Giorlando ha ringraziato tutti i presenti, i preti e tutti quelli che lo hanno accompagnato in questi anni di seminario e di preaprazione; non ultimo, ha ringraziato il Signore per il dono della vita e della vocazione sacerdotale. La festa é continuata con un pranzo offerto dalla parrocchia nei locali dietro la Cattedrale. Il Signore continua a dare segni di benevolenza per questa diocesi e  poco a poco il volto di questa chiesa sta colorandosi con i colori della gente di qua, con il modo di essere una chiesa brasiliana e baiana. Altri si stanno preparando e questo dá speranza e fiducia in un futuro sempre piú caratterizzato dalla cultura e dalla vita di questa gente. 
pe.Luis

padre Luigi Plebani


Il padre italiano Luigi Plebani, di 65 anni, nato nella província di Brescia, nel nord dell’Italia, é stato trovato nella sua casa, morto per impiccagione, nella notte di domenica 29 di aprile, nel Comune di Ruy Barbosa, distante 305 km di Salvador. Plebani lavorava in Brasile da piú di 30 anni. La polizia sta lavorando sull’ipotesi del suicídio, ma non scarta la possibilitá che sia stato assassinato. Secondo i poliziotti, Plebani, sarebbe morto intorno alle 18,30-19,30; chi trovó il corpo, é stata uma signora che lavora nella segreteria parrocchiale e che era amica del padre. Entrando in casa ha trovato il corpo appeso alla capriata, con, attorno alla bocca un pezzo di nastro adesivo, il che dá di intendere, secondo la polizia, la possibilitá che il padre possa essere stato ucciso da un’altra persona.
Dom André de Witte, vescovo della diocesi di Ruy Barbosa, informo anche che, apparentemente, non é stato rubato niente nella casa del padre, e per questo bisogna aspettare a tirare delle conclusioni dopo avere dei dati piú certi che possono arrivare dopo la perizia della polizia. Secondo il vescovo, la casa del padre era giá stata visitata dai ladri alcune volte.
Il vescovo dice anche che la vittima lavorava con i carcerati della prigione di Ruy Barbosa e aveva contatti con persone che erano coinvolti con la droga. Oltre a questo, il vescovo dom André, disse di una lettera lasciata da Luigi Plebani, dove scrive delle minaccie che aveva ricevuto; in questa lettera non dice i nomi di quello che lo minacciavano e adesso questo documento é nelle mani della polizia. Nella stessa lettera era scritto anche il luogo dove avrebbe desiderato essere sepolto in caso di morte, cioé nel comune di Lagoa dos Gatos, in Pernambuco, dove aveva lavorato per 30 anni.
Dom André ha detto anche, che alcuni giorni passati, padre Luigi Plebani, aveva ricevuto la notizia, inviata dalla sua diocesi di Brescia, che il permesso di rimanere in Brasile era stato rinnovato per 3 anni.
Molto addolorato anche il parroco di Ruy Barbosa, padre Carlos Marçal, che disse che la morte del missionario é avvenuta dopo un giorno di festa per la cittá, infatti nella mattinata era stato ordinato diácono un seminarista di Ruy Barbosa, Giorlando, che diventerá sacerdote alla fine di quest’anno.  
Oggi ci saranno i funerali in Lagoa dos Gatos, nella diocesi di Palmares, e il vescovo André con alcuni altri preti, saranno presenti alla celebrazione.