domingo, 27 de maio de 2012

giorni di evangelizzazione em Utinga...

23-24 de maio 2012

Ci siamo trovati alle nove nel salone parrocchiale di Utinga, per cominciare i due giorni di evangelizzazione negli accampamenti e negli assentamenti della parrocchia dove lavora padre Fernando Immovilli; il gruppo di missionari era formato da varie persone venute dalle diverse parrocchie dello zonale 1, del quale Utinga fa parte (quando si parla de zonale é come parlare dei nostri vicariati), laici, suore e preti. All’arrivo, padre Fernando ci ha accolti con um buon caffé, pane e companatico, il ché é stato ben gradito da tutti; poi ci siamo seduti per un momento di preghiera e per vedere che tipo di lavoro bisognava fare in quel giorno e mezzo. Ir.Teresinha ci ha guidati nella riflessione con il testo di Exodo 18, dove Mosé, sulla proposta de Ietro, divide gli incarichi di responsabilitá con altre persone. Il decentrare il potere aiuta a vedere come tutti possono essere protagonisti della comunitá e devono assumersi l’onere di fare camminare chi fa parte della comunitá stessa. Il podere di decidere nelle mani di pochi diventa, poco a poco, monarchia o dittatura. La libertá acquisita dal popolo ebraico, dopo l’uscita dall’Egitto, non garantisce la capacitá di vivere con resposabilitá; bisogna che la libertá e il podere gestirsi sia caratterizzato da un organizzazione che aiuti tutti a essere responsabili del cammino di ognuno. Padre Fernando poi ci ha illustrato la realtá dei vari luoghi dove saremmo andati a lavorare, visitando le famiglie e facendo um momento comunitario per cogliere le cose belle che stanno avvenendo e le difficoltá che si stanno attraversando. Le comunitá erano prevalentemente piccole, e quindi possibile avere un contatto quasi personale con che stá vivendo in quella situazione. Io, com ir.Helia e Simone siamo andati in um accampamento che si chiama Pé de Serra, dove vivono 10 famiglie giá da 10 anni; nell’andare lá, abbiamo incontrato sulla strada una mamma con il figlio handicappato che stava tornando a casa dopo alcuni giorni passati nella cittá; ci siamo fermati e abbiamo dato un passaggio ai due che ci hanno aiutato ad arrivare all’accampamento senza sbagliare strada. Arrivati lá, questa donna ci ha accompagnato al suo orto che é ben distante dalle case ed é stato necessario un buon equilibrio, visto che da poco era piovuto e la discesa era ben ripida. Quando siamo arrivati abbiamo potuto godere della bellezza del posto, vicino al fiume e ben coltivato...sembrava un piccolo paradiso terrestre, con ogni tipo di verdura, con piccolo allevamento di pesci e un buon pezzo de terra coltivato a granturco. Lí vicino passa il fiume e loro hanno un pompa per tirare sú l’acqua che serve per irrigare. Veramente un bel posto, ma anche pericoloso, perché con la pioggia il terreno era ben scivoloso, tanto che io arrivando vicino al somaro che caricava acqua per la casa, ci sono quasi finito sotto, dando cosí motivo a tutti di dare una grande risata....mas niente in tutto. Tornati alle case abbiamo incontrato tutte le persone che stanno abitando nell’accampamento, case di terra, ben povere e precarie, mas che sono il luogo della speranza di questa gente che sta lottando giá da 10 anni; una cosa che mi ha sorpreso é stato il grande numero di giovani che stanno abitando lá con i suoi genitori e che sembra abbiam=no intenzione de rimanere sulla terra. Questo é con certezza un altro motivo de speranza e di un futuro che non finisce. Si é parlato di molte cose, dalla politica sulla Riforma Agraria che sembra un poco ferma, dalla vita de comunitá cristiana, dalla minarazione e dai rischi di inquinamento che questo comporta...il tempo é passato rapido e abbiamo dovuto rientrare in Utinga perché non c’era la possibilitá di rimanere lí.
Il giorno dopo abbiamo messo in comunne quello che avevamo vissuto il giorno precedente nella visita alle comunitá ed é emerso la bellezza del visitare e il percepire la bellezza del sentirsi visitati. L’ascoltare la gente é sempre una ricchezza che non paga, l’entrare nella vita delle famiglie aiuta a capire quanto sia necessario dare tempo per sedersi e stupirsi dell’incontro con l’altro. In questi momenti mi rendo sempe piú conto di quanto tempo si perde a fare cose stupide o di poco conto...
Tutti, nel raccontare le visite fatte, hanno sottolineato la necessitá di continuare a fare questi momenti di evangelizzazione e di incontro con le comunitá piú carenti. Ci siamo lasciati facendo una foto di gruppo che colloco in questo articolo, insieme con alcune foto dell’incontro del primo giorno. Un abbraccio a tutti...

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